Pregare per i defunti: perché si fa?

Per la tradizione cattolica, il mese per eccellenza in cui si ricordano i defunti è quello di Novembre. Anche chi non è un assiduo frequentatore del cimitero nel corso di tutto l’anno, sa che nel mese di Novembre si deve pregare con più intensità per i cari passati all’altra vita. La chiesa però non ricorda esclusivamente nel giorno dei morti i poveri defunti, ma lo fa in ogni eucaristia. Nonostante ciò il 2 novembre è un momento in cui questo ricordo è più forte e sentito.

Anche se sembra un vero paradosso, il motivo per cui si pregano i morti è per celebrare la vita, perché in quella si crede che il signore viva. Per avvicinarsi a Dio, la preghiera è un mezzo molto potente per i cristiani. Morire poi è una vera ricongiunzione a Dio e, la preghiera, aiuta le anime alle prese con un processo di purificazione.

L’opera di misericordia

La chiesa cattolica invita continuamente a commemorare i cari defunti e, l’ultimo opera di misericordia spirituale, invita a “pregare per i vivi e per i morti”, collegandosi alla misericordia corporale di “seppellire i morti”. Tutti coloro che pregano, con un ricordo semplice ma carico di significato, affidano i cari defunti alla misericordia divina.  I fedeli pregano con la speranza cristiana, con Dio in paradiso, nell’attesa di ritrovarsi insieme a lui in quel misterioso momento di amore che non si comprende, ma che i fedeli sentono vicino in una promessa con Gesù. Da sempre, anche se con modalità e approcci diversi, tutti i popoli ricordano e pregano per i defunti. All’interno della chiesa, la loro commemorazione è presente fin dal IX secolo, anche se ben duecento anni prima, nei monasteri, un giorno all’anno era interamente dedicato a questa celebrazione. Il 2 novembre cattolico è stata una scelta convenzionale che rimanda all’anno 928. Da quel momento l’abate benedettino Odilone invitò i monaci dell’ordine cluniacense a scegliere per quella data simbolica.

Le preghiere

A guidare la preghiera per i defunti sono stati tanti personaggi, tra cui padre David Maria Turolo, in una sua personalissima preghiera-poesia in cui chiede il dono di capire meglio, attraverso i defunti stessi, il mistero della vita. La poesia recita così:

«Non ti chiediamo, Signore
di risuscitare i nostri morti,
ti chiediamo di capire la loro morte
e di credere che tu sei il Risorto:
questo ci basti per sapere
che, pure se morti, viviamo
e che non soggiaceremo
alla morte per sempre. Amen».

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